Chill-Food educare al cibo contro lo spreco

La sostenibilità passa (anche) dalla riscoperta del valore del cibo. Ma perché il cambiamento metta radici e sia duraturo occorre partire dai bambini.

Quanti bambini oggi imparano a fare gli gnocchi con la nonna o a impastare la pasta frolla? “Durante il lockdown si è riscoperta la cultura del fare il pane o la pasta in casa e del mangiare assieme.

Solo l’esperienza permette di dare il valore di dono al cibo e quindi di non sprecarlo. E nel tempo digitale – spiega Marco Lucchini – di distanziamento in cui viviamo, dove sei sempre più solo, recuperare il valore del cibo può aiutare anche a mettersi in relazione con gli altri”.

Lucchini, segretario generale e fondatore del Banco Alimentare, è uno degli esperti coinvolti nel progetto “Chill-Food”, promosso dalla Global Experts Foundation (Gef), una fondazione indipendente con sede nei Paesi Bassi, che da oltre dieci anni lavora sui temi dell’alimentazione , della salute e del benessere e ha scelto l’Italia come Paese-laboratorio per mettere a punto un modello replicabile che educhi a una sana relazione con il cibo. 

Condizione essenziale, sottolineano a gran voce gli esperti, perché non venga sprecato.

“L’Italia è un Paese con molti prerequisiti in favore della sostenibilità, ha un patrimonio – spiegano Marja Pronk e Rowena Caanen, che hanno coordinato l’indagine Chill-Food – enorme in merito al cibo, è il Paese di Expo e di Slow Food, ma è anche una società dove negli ultimi anni si sono diffusi segnali allarmanti di insostenibilità alimentare relativa alla produzione, alla distribuzione e al consumo di cibo”.

La cultura del take away, del cotto e mangiato, del fast food sta allontanando la società italiana dai modelli naturali e tradizionali che trasmettevano il valore del cibo. Per “riconnettere” i bambini al cibo, il gruppo di lavoro ha individuato una serie di passi fondamentali, tra cui <<“l’imparare attraverso l’esperienza, la necessità di spazi e tempi dedicati, l’insegnare attraverso l’esempio, l’acceso al cibo di “qualità semplice”>>.

E per mettere in pratica la metodologia, Chill-Food Italia aggiunge sette indirizzi d’azione, tra cui gli orti scolastici, i centri d’incontro, i campi di vacanza didattici, i social media e programmi Tv.

Due anni di confronti hanno portato a una Call for action. Obiettivo ora è coinvolgere tutti gli attori che popolano la filiera dai produttori alle famiglie.

L’indagine

È stata studiata la relazione con il cibo attraverso sette ambiti disciplinari “alimentari interrelati”: nutrizione-salute, cultura e tradizione, agricoltura e produzione, ambiente, consumo ed esperienza, spreco, tecnologia e innovazione.

L’analisi ha evidenziato che i segnali d’allarme riguardo alla insostenibilità alimentare si rilevano in tutti e sette gli ambiti, che sono. collegati al radicale processo di industrializzazione, urbanizzazione e digitalizzazione del Paese.

“Nella vita urbana – si legge nello studio – si osserva in modo evidente la contrazione del tempo utilizzato per la preparazione dei pasti, dai 150 minuti al giorno nell’immediato dopoguerra si è passati alla media attuale di 10-12 minuti”.

Tecnologie e innovazione hanno portato con sé benefici economici e sociali ma “a livello culturale –  conclude lo studio- la conseguenza è stato l’uso e consumo strumentale del cibo. L’individuo e la famiglia con possono più sperimentare un processo interattivo, affettivo, conviviale e nutriente”. E si perde così anche l’affetto che il cibo dispensa.

Articolo di PAOLA D’AMICO 

(Su #buonenotizie Corriere della Sera).