Un aiuto per l’igiene a domicilio

La giornalista Chiara Daina nel suo articolo su “Corriere Salute” del “Corriere della sera” porta a conoscenza del pubblico l’opportunità esistente (e che –purtroppo- non tutti conoscono) nell’aiutare nell’igiene le categorie più fragili.

Anziani ammalati, soli o non autosufficienti possono ottenere assistenza a casa

Il servizio è gestito dai Comuni secondo  modalità diverse in base al reddito.

L’obiettivo è anche quello di ritardare il ricovero in una struttura

Quando un figlio per impegni lavorativi o motivi di distanza non riesce a prendersi cura del genitore anziano che non sa più badare a se stesso, non sapendo a chi chiedere aiuto, può avere un senso di smarrimento.

Chi lo lava? Chi lo veste? Chi gli prepara da mangiare? Tutte richieste che trovano risposta nell’assistenza domiciliare fornita dai Servizi sociali del Comune di residenza.

Gli operatori

Le figure impiegate  sono Oss (operatori sociosanitari) e Asa (ausiliari socioassistenziali), con il compito di curare l’igiene di tutte le parti del corpo dell’assistito, di aiutarlo a fare il bagno (anche a letto), di vestirlo, alzarlo e rimetterlo disteso per la notte. Il servizio può essere effettuato a giorni alternati, o solo una volta a settimana: la frequenza e gli orari sono concordati con la famiglia in base alle esigenze della persona da seguire.

Pasti e medicine

Se fosse necessario, gli operatori provvedono alla preparazione e somministrazione dei pasti e a controllare l’assunzione di medicinali. Sempre su richiesta, garantiscono anche la pulizia dell’alloggio e il lavaggio della biancheria.

Questo tipo di assistenza a domicilio viene garantita non solo agli anziani allettati o soli che hanno difficoltà nelle attività quotidiane, ma anche a minori e adulti con disabilità.

L’attivazione del servizio non dipende  solo dalle condizioni economiche e di salute e dalla presenza di un caregiver o di una rete familiare di supporto.

Il servizio, infatti, viene sempre avviato dopo la valutazione di un reale bisogno di aiuto, per favorire la permanenza dignitosa della persona nella propria casa ritardando il più possibile un eventuale ricovero in strutture residenziali.

Si tratta di una forma di aiuto che non ha rilevanza sanitaria e non rientra per questo motivo nei livelli essenziali di assistenza coperti dalla sanità pubblica.

E’ un diritto che dipende perlopiù dalle risorse di cui dispongono i Comuni.

I destinatari

L’aiuto domiciliare per operazioni di igiene e cura personale è rivolto agli anziani fragili, non necessariamente allettati, con perdita di autonomia, che vivono soli e sono a rischio emarginazione, oppure che hanno un congiunto non in grado di accudirli.

Al servizio possono accedere anche i pazienti in dimissione protetta da strutture sanitarie, persone con disabilità fisica e psicofisica, chi non è più autosufficiente a causa di malattie cronico degenerative (come l’Alzheimer), cancro, o è a fine vita.

Poi ci sono le situazioni straordinarie, per esempio il Comune di Milano ha organizzato il servizio d’igiene personale anche per i cittadini over 65 o con patologie in quarantena per sospetto Covid (valido solo per la durata della quarantena).

Come richiederlo

Per attivare l’assistenza bisogna rivolgersi allo sportello sociale del Comune.

In Toscana il servizio viene coordinato dalle Società della salute, dei consorzi sociosanitari tra uno o più enti locali e l’azienda sanitaria territoriale.

A Trieste ci sono i Punti unici integrati, sportelli unificati tra servizio sociale comunale e sanitario.

A Milano si può inoltrare la richiesta ai Punti di fragilità dell’Ats.

A Bologna esiste un servizio di prontissima attivazione che consente a chi finisce in pronto soccorso (per un trauma o una frattura) e non viene ricoverato, ma necessita di un sostegno per il menage quotidiano, di ricevere le prestazioni sociali a domicilio.

Gli unici documenti da presentare sono la certificazione Isee e, in alcuni casi, il certificato medico che attesti lo stato di salute del richiedente.

Costi

Il servizio è gratuito entro una soglia massima Isee definita dai Comuni.

Per esempio, a Milano fino a un valore Isee di 10mila euro il cittadino non paga.

A l’Aquila è gratis sotto un Isee di seimila euro.

Nel capoluogo emiliano di tremila euro.

Per le persone che superano il tetto stabilito, una parte del costo è coperta dall’amministrazione pubblica, il resto dal cittadino in proporzione al reddito e patrimonio. Oltre certe fasce di reddito la tariffa è a prezzo pieno.

Alcune città come Milano (attraverso il portale online Wemi) e Bologna mettono a disposizione la lista delle cooperative accreditate per le famiglie interessate ad attivare privatamente l’assistenza con garanzia di affidabilità e prezzi calmierati.