
L’Assistente Sessuale: Una Figura Professionale per la disabilità
Prendiamo spunto dal bel documentario di Francesco Cannavà, “Because of my Body”, ove si narra la storia di 17 persone che hanno concluso la loro formazione di Assistenti Sessuali con un team di specialisti.
Dal dialogo tra professionisti e persone con disabilità emerge prepotente il bisogno di non relegare la sessualità per persone non autonome ad un’esperienza impraticabile o ancor più confinata verso situazioni di abuso.
Non è raro ascoltare storie dove l’individuo con disabilità viene abusato o circuito proprio perché la sua mancanza di autonomia lo espone ad esperienze negative.
Spesso si ritiene che i disabili affetti da handicap fisici o psichici non abbiano impulsi o desideri, questo non è vero e ancor più non lo è tanto per le categorie che hanno acquisito una disabilità in seguito ad un incidente, tanto per quelli che lo erano già dalla nascita.
Nel nostro Paese si stima che le cifre della disabilità si aggirino sui 13 milioni, e purtroppo a differenza di Germania, Olanda, Danimarca, il nostro Paese presenta una visibile arretratezza culturale su questo tema. L’Assistente Sessuale può apportare un aiuto materiale nella gestione della sessualità quanto supportare verso la scoperta dell’erotismo molti individui portatori di handicap che sfogano nella rabbia o in sentimenti simili, impulsi che non vengono adeguatamente indirizzati.
Già il grande scrittore David Herbert Lawrence nel suo capolavoro, ”L’Amante di Lady Chatterley” nel tratteggiare la figura di Sir Clifford Chatterley paraplegico, ne evidenziava i tratti di grande frustrazione che influenzavano i suoi rapporti con gli altri.
Tornando ai nostri giorni nel 2014 in Italia è stato presentato in Senato un disegno di legge che doveva regolamentare la figura dell’Assistente Sessuale : in questa proposta non a caso si esprimeva che: ”I diritti sessuali sono oggi considerati diritti umani, la cui violazione costituisce violazione dei diritti all’uguaglianza, alla non discriminazione, alla dignità e alla salute.”
Peccato che questa proposta sia caduta nel vuoto.
Un punto è molto importante da evidenziare: “l’Assistente Sessuale” deve essere una persona formata proprio perché il suo rapporto con la persona che segue non deve configurarsi all’interno di una relazione amorosa.
Le relazioni non possono essere create a priori, è importante considerare di aiutare le persone con difficoltà in un percorso di autostima. Non dimentichiamo che nell’800 molte donne soffrivano del cosiddetto disturbo isterico che aveva in molti casi una matrice sessuale derivata dall’abitudine ad una vita sessuale molto inibita e non soddisfacente.
La sessualità è figlia delle emozioni e del bisogno dell’essere umano di esprimersi, come pure della necessità di educare ciò che si prova al fine di renderlo utile all’evoluzione dell’individuo.
Certamente non tutti necessariamente devono valutare di ricorrere a queste figure, l’importante è dare all’individuo una possibilità di scelta: per questo è necessario promuovere un cambiamento culturale, come sosteneva Giovanni Paolo II, che le persone portatrici di handicap: ”hanno bisogno non solo di assistenza ma anche di amare e di essere amate, di tenerezza, di vicinanza e di intimità”.
Ricordando la lezione di Ippocrate dobbiamo considerare di stare davanti all’uomo per quella che è la sua condizione totale, senza nulla togliere: questo passaggio ci riconnette al senso profondo dell’esperienza umana.